Ora la seguiamo da vicino nella sua vita di giovane in
Quebec, prima e dopo il suo soggiorno a New York. Dai 16 a 24 anni è un lungo
periodo per sapere com’ era Dina. Le sue amiche ce la descrivono così:
Io avevo 15 anni e Dina circa 20. Si offrì per aiutarmi nei miei compiti scolastici. Andavo a casa sua e le mostravo le mie composizioni letterarie o le chiedevo aiuto per risolvere i problemi di algebra. Grazie alle sue precise indicazioni e per il dono innato che aveva di comunicare le sue conoscenze, riuscii a diventare brava in matematica. Mi ha affascinato sempre, soprattutto per la sua allegria gioviale e comunicativa. Sapeva ridere e scherzare. La trovavo molto bella e l'ammiravo, senza comprendere esattamente che la sua personalità tanto attraente era solo l'irradiazione di una profonda vita interiore. Era particolarmente dolce e la sua anima di artista si rivelava specie quando interpretava con brio i pezzi dei più grandi musicisti.
Non protestava quando le si chiedeva di suonare una composizione musicale. L'eseguiva subito. Voleva far piacere a tutti. Non si vantava mai dei suoi talenti musicali. I suoi successi non le montavano la testa.
Quando uscì dal pensionato, parlavamo soprattutto di musica. Allora aveva grandi ambizioni, perfino pensava al Premio dell'Europa. Oggi mi sembra che la sua pretesa ambizione fosse solo una scusa per nascondere il suo unico ideale: corrispondere al grande amore di Dio che l'invadeva.
Era molto caritatevole con i poveri. Era capace di lavorare giorno e notte per aiutare chi le chiedeva qualcosa, confezionando perfino con le sue mani quanto richiesto. Sembrava che comprendesse tutte le miserie e che sapesse curare tutte le ferite. Aveva una buona parola per ciascuno, la suo disponibilità al servizio era messa alla prova ad ogni istante.
Una vicina dice: Dina era
una giovane molto distinta, senza capricci, generosa. Non chiedeva niente ai
suoi genitori, si accontentava di tutto. Noi eravamo poveri, io avevo undici
figli. Quando mio marito le chiese di essere la madrina di una delle mie
figlie, ella si mostrò contenta ed onorata. Da New York, nonostante il molto
lavoro, ci scriveva una volta al mese.
Era attenta alle necessità degli altri. Una compagna ci dice: In
una farsa musicale io dovevo svolgere il ruolo di mendicante; non avevo un
cappotto scuro e non sapevo come fare.
Spontaneamente Dina mi prestò il suo dopo avervi tolto i bottoni, in questo modo appariva più
misero.
Qualcuno che la conosceva molto bene afferma che Dina dovette
sostenere lotte a causa del suo carattere, ma che gli sforzi ed il progresso
furono costanti. I contrattempi e le delusioni che incontrava nel suo cammino
non scuotevano la sua serenità, né facevano venir meno il sorriso che la rendevano
tanto attraente.
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