
Io avevo 15 anni e Dina circa 20. Si offrì per aiutarmi nei miei compiti scolastici. Andavo a casa sua e le mostravo le mie composizioni letterarie o le chiedevo aiuto per risolvere i problemi di algebra. Grazie alle sue precise indicazioni e per il dono innato che aveva di comunicare le sue conoscenze, riuscii a diventare brava in matematica. Mi ha affascinato sempre, soprattutto per la sua allegria gioviale e comunicativa. Sapeva ridere e scherzare. La trovavo molto bella e l'ammiravo, senza comprendere esattamente che la sua personalità tanto attraente era solo l'irradiazione di una profonda vita interiore. Era particolarmente dolce e la sua anima di artista si rivelava specie quando interpretava con brio i pezzi dei più grandi musicisti.

Quando uscì dal pensionato, parlavamo soprattutto di musica. Allora aveva grandi ambizioni, perfino pensava al Premio dell'Europa. Oggi mi sembra che la sua pretesa ambizione fosse solo una scusa per nascondere il suo unico ideale: corrispondere al grande amore di Dio che l'invadeva.
Era molto caritatevole con i poveri. Era capace di lavorare giorno e notte per aiutare chi le chiedeva qualcosa, confezionando perfino con le sue mani quanto richiesto. Sembrava che comprendesse tutte le miserie e che sapesse curare tutte le ferite. Aveva una buona parola per ciascuno, la suo disponibilità al servizio era messa alla prova ad ogni istante.

Era attenta alle necessità degli altri. Una compagna ci dice: In
una farsa musicale io dovevo svolgere il ruolo di mendicante; non avevo un
cappotto scuro e non sapevo come fare.
Spontaneamente Dina mi prestò il suo dopo avervi tolto i bottoni, in questo modo appariva più
misero.
