Noi non possiamo
capire che cosa significhi addentrarsi nelle profondità d’ un Dio che è Trinità.
Neppure io te lo so spiegare. A Dina, Dio fa questo regalo ed ella ce lo narra
semplicemente, nella sua Autobiografia, con tutta la bellezza e la sensibilità
dell'artista sempre attenta alla voce interiore di Gesù. Ma, sta bene attenta, la santità di Dina non consiste
in questi aspetti straordinari paragonabili a quelli di molti grandi mistici.
Ella fu santa, perché non negò mai niente a Dio, fece della sua vita una
rapsodia interpretata in chiave d’amore, su uno spartito del Vangelo: "Se qualcuno
mi ama, osserverà la mia Parola, e il Padre mio l'amerà, e verremo a lui e
faremo in lui la nostra dimora."
Dopo la sua morte,
fu unanime la costatazione che la santità della vita di Dina corrispondeva a
quello che ella aveva scritto e che, a
motivo della sua grande riservatezza, era stato sempre nascosto agli
occhi di tutti, senza che nessuno
potesse immaginarlo.
Le testimonianze
ricevute parlano di una fedeltà costante alla grazia: ci mostrano una Dina sempre
molto sincera, affermano che non l’hanno mai sentita parlare male di nessuno, ma
prendere sempre le difese di chi veniva accusato, e avere sempre per tutti una
buona parola. Non l’hanno mai vista scoraggiata nei momenti difficili, né sentita
lamentarsi durante la sua grave malattia. Ella accettava tutto senza
manifestare i suoi gusti o ripugnanze, sceglieva di fare quello che le costava e
lo eseguiva gioiosamente; era molto ingegnosa nel passare inosservata e nel mettere
in evidenza gli altri. Era sempre molto buona con le sue alunne, e faceva tutto
con grande semplicità senza farsi notare, non si vantava mai del suo talento
musicale, ma valorizzava quello degli altri.
Sorprende vedere la quantità di lavoro che è riuscita a fare nonostante
fosse malata e ritirata nell'infermeria.
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