Periodicamente, questo blog ti presenterà brevi episodi della storia di Dina Bélanger. Si vuoi ossigenare la tua vita non tralasciare di leggere... e neppure di scrivere i tuoi commenti.

La FAMA DI SANTITÀ di Dina Bélanger si è fatta universale dopo la sua beatificazione.

giovedì 29 dicembre 2016

EPILOGO

Durante la sua esistenza, Dina, come i "poveri di Yahvé", andò scoprendo i misteri che segnarono la sua vita: ricerca umile, oscurità, fede profonda, disponibilità fiduciosa, fedeltà incondizionata, abbandono illimitato e così, si inoltrò nelle regioni infinite di Dio. 

Credere è confidare, è lasciar fare, è, soprattutto, arrendersi, è amare. Dina non passa solo sulla terra lasciandoci la sua orma, bensì l'orma di Dio. Ci presenta Dio come Bellezza suprema, come Amore che cerca di essere amato, simile al riflesso continuo della luce della luna sul mare delle nostre esistenze, accendendo in noi la nostalgia di Lui.  
L'Autobiografia di Dina non è il frutto di una riflessione teologica, ella non studiò mai teologia. Dina fu una cercatrice di Dio, silenziosa come la brezza soave, tranquilla come la pace, attenta come la vedetta che scruta l'orizzonte senza tramonto. Dina è l'eco fedele della parola di Dio, senza bisogno di interpretazioni, né di prendere l'iniziativa perché solo Dio è il protagonista. Nei suoi scritti, Dina lascia trasparire la sua vita e la sua anima, aprendosi come un fiore quando è toccato dai raggi del Sole.  
Se vuoi, dopo avere conosciuto un po' il cammino di Dina nel nostro mondo, continua ad approfondirne la vita, per scoprirla nella sua completezza. Non dimenticare che la cosa essenziale è l'opera di Dio, nascosta agli occhi umani, e che il tessuto di ogni vita chiede la nostra corrispondenza, se vogliamo che  possa risuonare in tutta la sua melodia. 

Grazie, Dina, per la tua vita e per la tua costante fedeltà alla grazia. Aiutaci, affinché le nostre vite, nella tua stessa lunghezza d’onda, facciano risuonare una melodia che, unendosi alla tua, proclami la maggiore gloria di Dio.  

martedì 20 dicembre 2016

TESTIMONIANZE: La sua Maestra delle novizie

Oggi voglio che tu ascolti la Maestra delle novizie di Dina. Ella fu la confidente delle grandi grazie che Dio le concedeva. Entriamo in un terreno sacro, dove il principale protagonista è Dio; vengono le vertigini intravedendo la strada che Dio le fece percorrere. La sua vita come religiosa fu molto breve, solo otto anni, ma sufficienti per penetrare nelle profondità del mistero di Dio che Dina per obbedienza ci ha fatto conoscere nella sua Autobiografia. 
Dina apriva totalmente il suo intimo alla Maestra delle Novizie, le raccontava tutto quello che avveniva in lei, perché davanti all'oceano di grazie divine, che riceveva, aveva paura dell'illusione.  
La Maestra narra:  
Quando Dina mi parlava delle sue comunicazioni, io apparivo inquieta e glielo mostravo; sapevo che, essendo molto sensibile, questo  era una prova per lei. Vedendo la mia inquietudine, piangeva: "Perché non sono come le altre"?. Quello che, quando ascoltava la voce di Gesù, la riempiva di gioia, si trasformava poi in un vero tormento. Ritrovava la pace solo quando le dicevo che era volontà di Dio.  
Era di una gran semplicità  e, mentre cresceva la sua intimità con Gesù, seguiva in tutto la vita del noviziato.  
Un giorno nel quale mi aveva confidato di essere in profonda comunicazione con Dio, le novizie fecero un'escursione; ella rideva, si divertiva con e come le altre, niente rivelava esteriormente il suo segreto. 
La Maestra dice che durante vita religiosa di Dina possono scoprirsi fonti di sofferenza
La vita comunitaria a motivo della sua natura delicata e sensibile. La sua malattia, il restare ore immobile, per il consiglio del medico di stare reclinata, evitando ogni movimento per curare i suoi polmoni. Il maggiore, quando il Signore  le offriva il suo calice affinché partecipasse alla sua agonia con tutta la serie di sofferenze che Egli visse: abbattimento, paura, tristezza, disgusto, abbandono, etc.  
Un'altra grande sofferenza che difficilmente possiamo misurare, era quella nostalgia del cielo che soffre l'anima alla quale il Signore si rivela in modo speciale. Allora la fede è peregrinare, come Abramo, come Maria… 
Un momento di prova nella vita di Dina fu quando Gesù le annunciò che sarebbe morta il 15 di agosto di 1924. La Maestra narra che alcuni giorni prima andò a vederla nell'infermeria e, notando che la sua malattia non peggiorava, le disse: - Non ha l'aria di una moribonda. Dina accettò umilmente l’osservazione  e stette in silenzio.  
Narra ancora la Maestra che. passato il 15 agosto, le fece osservare che poteva vivere nell'illusione. Dina, con molta semplicità, disse semplicemente che si era sbagliata. Ella utilizzò questo fatto per umiliarsi. Non si scoraggiò, ma continuò ad agire come prima senza turbarsi e perfino con più fervore. Dopo questa data, mi resi conto che non ebbe comunicazioni per un lungo periodo, ma che la sua fede ed il suo amore per il Signore erano più intensi. La morte che il Signore le aveva annunciato, e che ella non aveva compreso, era una morte mistica ed ora ella era avvolta dal  manto del silenzio. Quel silenzio avvolgente e sconcertante di Dio che porta ad una specie di insicurezza, a domandarsi se tutto ciò sia  verità,  se sia realmente azione di Dio, e non sia invece frutto dell'immaginazione. Quanto maggiore è la manifestazione di Dio, tanto più è duro  il successivo silenzio. Dina non dubitò, continuò ad abbandonarsi e Dio continuò a manifestarsi con grazie sempre maggiori. 
Dina fu sempre molto aperta con la sua Maestra.  Ella afferma che, quando Dina le confidava qualcosa, aveva la certezza che si trattava di verità , e, benché temesse una possibile illusione, non poteva non sventare le vane paure.

Le testimonianze potrebbero continuare, ma c'è un silenzio che parla più delle parole. Ti lascio con Dina…  

lunedì 12 dicembre 2016

TESTIMONIANZE: Le Consorelle in religione



Dina abbandonò quanto avrebbe potuto rappresentare un futuro pieno di attrattive, una vita familiare affettuosa, una carriera musicale piena di successi, un futuro promettente, la possibilità di creare una famiglia felice… e tutto questo per rispondere con un Sì alla chiamata di Dio, amato sopra ogni cosa.
Dina fu un esempio per  le sue consorelle. Le ascoltiamo. 
Ci dicono che per gli atteggiamenti, più che per le parole di Dina, videro in lei: 
Grande semplicità. 
   Era tanto discreta che sembrava che la sua persona non contasse ai suoi occhi. Con  grande umiltà teneva nascosti i suoi talenti.   
    Esteriormente era come le altre. Nessuno immaginava che ricevesse doni straordinari. 
     Nei momenti di distensione, se la conversazione era troppo animata, taceva per lasciare alle altre la gioia di raccontare quello che era successo.  
Allegria
    Le novizie organizzavano pomeriggi ricreativi, letterari, musicali. Dina prendeva parte alle composizione e ai giochi. Le sue scenette divertivano tutte le consorelle. Si sarebbe potuto pensare che la sua timidezza le avrebbe impedito di svolgere ruoli brillanti; al contrario, quando gliene confidavano uno, era molto divertente, lo faceva con spontaneità, tatto e giovialità. 
Dimenticanza di sé 
Nel noviziato normalmente si fissavano dei lavori per ciascuna. Quando non venivano assegnati, Dina sceglieva sempre il più pesante, e si offriva per sostituire coloro che avevano i più faticosi. Lo faceva con tanta gentilezza che conquistava.  
    Voleva sempre fare felici le altre e senza dubbio prestava attenzione ai minimi desideri che venivano espressi, perché rapidamente cercava di soddisfarli. Se poteva fare di più, non voleva fare di meno.  
    Molto affabile, buona ed anche condiscendente, soprattutto con una religiosa che la faceva soffrire.  
Austerità 
     Le mele non piacevano a Dina. I suoi genitori che non lo sapevano le portavano spesso questa frutta e la sua superiora, considerando il suo stato di salute, voleva che le mangiasse. Dina mangiò mele per mesi fino a che la Maestra di novizie svelò la ripugnanza che sentiva verso esse. 
      Durante tutto il tempo in cui stette in infermeria, Dina soffrì pensando che le sue consorelle dovevano servirla. Avrebbe preferito cambiare le cose. Si mostrava sempre molto riconoscente per la minima attenzione, il più piccolo servizio. Non era esigente, sembrava piuttosto sorpresa che avessero pensato a lei. Sopportava le sofferenze della malattia in silenzio, senza farle notare. Mai un lamento. Quello che più richiamava l'attenzione era il suo sorriso in mezzo a tutte le contraddizioni. 
Generosità nel servizio
    A volte, i lavori che le chiedevano si accumulavano: composizioni, canzoni, copie, corrispondenza, registri, traduzioni …, ma ella non si mostrava mai sovraccaricata. Dicono che, dopo la sua morte, ci si sorprese vedendo quanto lavoro aveva fatto, essendo malata.  
    Parlava sempre bene delle persone. Dava l'impressione di non vedere i lati negativi o meno buoni delle altre. 
   Quando  poté dare lezioni di musica, lo fece con grande  interesse e fu molto apprezzata. Era esigente, ma molto gentile. Dava il meglio di sé stessa e cercava il bene di ciascuna delle sue alunne. 

Si potrebbe dire molto di più, ma credo che tu abbia potuto già comprendere com’era Dina. A te trarne le conclusioni …  

domenica 4 dicembre 2016

TESTIMONIANZE: Le compagne di New York

Seguiamola ora nei due anni in cui visse a New York. Fu un periodo di impegno nello studio, di momenti di gioia per la sua grande passione per la musica, un periodo vissuto con vitalità giovanile scoprendo con stupore quanto la circondava in quella grande metropoli, un periodo di contatto epistolare quasi giornaliero con i genitori per ringraziarli del sacrificio della separazione e farli soffrire meno a motivo della sua assenza.
Stette lì con due compagne canadesi: Bernadette e Aline.  
Le due compagne la consideravano una giovane gentile, dimentica di sé per far loro piacere. Molto applicata nello studio della musica, ma capace di rompere la monotonia e ridere per qualunque inezia. Dina era molto allegra, rideva facilmente ed accettava che la prendessero in giro sapendo stare allo scherzo..  Aveva una volontà forte e disciplinata, ma mitigata dalla dolcezza. Molto ordinata ed attente alle cose, ma non faceva mai allusione al fatto che le altre non lo fossero … Mostrava di non accorgersi.

Era piuttosto timida, ma si superava quando bisognava allietare gli altri. Nelle conversazioni aveva sempre pronta la parola necessaria per far sentire a suo agio l’interlocutrice. Era riservata, il chiasso non le era naturale, ma si mostrava così gentile che nessuno poteva immaginare lo sforzo richiestole per far credere che si divertiva.
Il suo carattere forte, evidenziatosi fin da piccola, continuava a tradirla e a farla soffrire. Un giorno, le fecero una brusca osservazione sul suo modo di suonare il pianoforte. 

Bernadette narra: Io stavo nella mia stanza. Quando la vidi entrare, mi colpì il suo estremo pallore e le domandai: Che cosa succede? sei malata? Ella si mise a piangere. Io ripetei la mia domanda … attraverso le lacrime, mi rispose: "Io sono solo un’ orgogliosa. Quello che mi hanno appena detto è la pura verità". Dina aveva accettato l'osservazione esagerata, ma il suo temperamento si ribellava. Dopo alcuni anni, ella incontrò quella persona e fu tanto amabile e gentile con lei che nessuno avrebbe potuto immaginare che un giorno quella persona le era stata causa di sofferenza. 
Bernadette, con la quale condivideva la stanza, le propose durante la Settimana Santa di pregare durante la notte dal Giovedì al Venerdì Santo. Dina si sentì felice, ma non voleva che le altre compagne si rendessero conto. Spegnemmo la luce e pregammo così per un'ora.  Dina fu sempre fedele al regolamento di vita spirituale che si era prefisso a Quebec. Si sarebbe potuta dispensare dalla Messa giornaliera data la sua salute, ma non si sognò mai di farlo. Aline aggiunge che, tutti i giorni all'imbrunire, la vedeva pregare con fervore, in ginocchio sull’inginocchiatoio, senza muoversi con la testa tra le mani, durante mezz’ora o tre quarti d’ora. 

Bernadette narra che, durante le vacanze, andarono in barca a Chicoutimi (Quebec). Al ritorno, per un disguido, le cabine riservate non erano libere. All'imbrunire, giunse nel salone dove stavamo un viaggiatore mezzo ubriaco. Dina vide la mia grande inquietudine e disse: "Tu vedrai, avremo una cabina" ed incominciò a tossire. Un impiegato sentendola le offrì una coperta di lana, ma ella continuò a tossire. Era l’una di notte, l'impiegato ritornò trionfante dicendo che aveva una cabina per noi. Entrandovi Dina, seduta sul letto, cominciò a ridere: "Ti aveva detto che avremmo avuto una cabina". Lì per lì trovai la cosa divertente, ma poi mi resi conto che ella aveva organizzato lo stratagemma rendendosi conto della mia paura.

sabato 26 novembre 2016

TESTIMONIANZE: Le sue amiche e i vicini

Ora la seguiamo da vicino nella sua vita di giovane in Quebec, prima e dopo il suo soggiorno a New York. Dai 16 a 24 anni è un lungo periodo per sapere com’ era Dina. Le sue amiche ce la descrivono così: 
Io avevo 15 anni e Dina circa 20. Si offrì  per  aiutarmi nei miei compiti scolastici. Andavo a casa sua e le mostravo le mie composizioni letterarie o le chiedevo aiuto per risolvere i problemi di algebra. Grazie alle sue precise indicazioni e per il dono  innato che aveva di comunicare le sue conoscenze, riuscii a diventare brava in matematica. Mi ha affascinato sempre, soprattutto per la sua allegria gioviale e comunicativa. Sapeva ridere e scherzare. La trovavo molto bella e l'ammiravo, senza comprendere esattamente che la sua personalità tanto attraente era solo l'irradiazione di una profonda vita interiore. Era particolarmente dolce e la sua anima di artista si rivelava specie quando interpretava con brio i pezzi dei più grandi musicisti. 
Non protestava quando le si chiedeva di suonare una composizione musicale. L'eseguiva subito. Voleva far piacere a tutti. Non si vantava mai dei suoi talenti musicali. I suoi successi non le montavano la testa.  
Quando uscì dal pensionato, parlavamo soprattutto di musica. Allora aveva grandi ambizioni, perfino pensava al Premio dell'Europa. Oggi mi sembra che la sua pretesa ambizione fosse solo una scusa per nascondere il suo unico ideale: corrispondere al grande amore di Dio che l'invadeva.  
Era molto caritatevole con i poveri. Era capace di lavorare giorno e notte per aiutare chi le chiedeva qualcosa, confezionando perfino con le sue mani quanto richiesto. Sembrava che comprendesse tutte le miserie e che sapesse curare tutte le ferite. Aveva una buona parola per ciascuno, la suo disponibilità al servizio era messa alla prova ad ogni istante. 
 Una vicina dice: Dina era una giovane molto distinta, senza capricci, generosa. Non chiedeva niente ai suoi genitori, si accontentava di tutto. Noi eravamo poveri, io avevo undici figli. Quando mio marito le chiese di essere la madrina di una delle mie figlie, ella si mostrò contenta ed onorata. Da New York, nonostante il molto lavoro, ci scriveva una volta al mese. 
Era attenta alle necessità degli altri. Una compagna ci dice: In una farsa musicale io dovevo svolgere il ruolo di mendicante; non avevo un cappotto scuro e non sapevo come  fare. Spontaneamente Dina mi prestò il suo dopo avervi  tolto i bottoni, in questo modo appariva più misero. 

Qualcuno che la conosceva molto bene afferma che Dina dovette sostenere lotte a causa del suo carattere, ma che gli sforzi ed il progresso furono costanti. I contrattempi e le delusioni che incontrava nel suo cammino non scuotevano la sua serenità, né facevano venir meno il sorriso che la rendevano tanto attraente.  

venerdì 18 novembre 2016

TESTIMONIANZE. Le sue compagne

Ecco come la vedevano le sue compagne:


Esse affermano che Dina era sempre puntuale ed attenta in classe. Non trovò mai dei pretesti per non andare alla scuola. Molto dotata, studiosa, metodica nel suo lavoro, non perdeva un minuto. La migliore in tutte le materie. Pur essendo la prima non si vantava. Molto generosa: un giorno, lasciò ad una compagna, che aveva un decimo di punti in meno, il primo posto per il quale aveva lottato ed al quale aveva diritto. Lasciò il ricordo di un’alunna buona, ma unica nel suo genere. 


Una di loro  dice che era un po' nervosa. Piuttosto timida, ma che  cercava di vincersi. Si vergognava un po’ per la sua statura superiore alla media. L'espressione a volte timorosa del suo sguardo fece sì  che la chiamassero per scherzo la "nostra piccola gazzella" ; questo la divertiva. Nonostante la sua timidezza, se si trattava di aiutare le compagne, si prestava. Se qualcuna faceva una birichinata, non lo rivelava, ma diceva la verità se le domandavano spiegazioni. Non mentiva mai.  


Era docile a quanto richiesto dalle maestre più di tutte noi, per questo motivo noi la prendevamo in giro chiamando  “ Santa Dina, divina Dina”. Non lo facevamo per cattiveria, ci piaceva burlarci di lei,  benché in realtà l’ammiravamo.


Era molto umile e senza pretese. Faceva tutto con naturalezza. Era semplice, delicata, distinta e facile da avvicinare. Non parlava mai di sé stessa e tanto meno delle sue doti; se si menzionavano, semplicemente ringraziava. Cercava di passare inosservata. Non prendeva i primi posti nelle riunioni. Parlava poco, ma quando lo faceva, le sue conversazioni erano serie, gradevoli e di grande amenità,  s’informava di tutto ciò che c'interessava.  


Dimentica di sé stessa, pensava agli altri. Aveva sempre una buona parola per chi la contrariava. Era scontenta quando si parlava male del prossimo. Sapeva scusarne i difetti. Nelle sue conversazioni  c'era mai una critica, né una parola scortese verso gli altri. Quando si parlava di qualcuno,  ella cercava sempre di evidenziarne una buona qualità. Una compagna testimonia che non le sentì mai fare una critica; se ella qualche volta criticava, Dina trovava sempre una scusante nelle buone intenzioni della persona; rettificava il giudizio dell’amica ma senza essere dura. Non faceva soffrire nessuno; era troppo delicata. 


Aveva un carattere forte, ma era sempre dello stesso umore. Stavo vicino a lei nella camera da letto e al mattino la vedevo sempre con lo stesso sorriso.  In un esame di musica le domandarono qualcosa che la sorprese e scosse; arrossì e sembrò molto contrariata ma subito riprese l'abituale dominio di sé. Era lenta ed una volta sua madre le rimproverò perché si faceva aspettare; non s’inquietò, sorrise umilmente.  
La vita di  Dina traspare dai suoi scritti come da un specchio. Le sue compagne, interrogate su quanto ella dice sulla sua infanzia ed adolescenza, affermano che tutto è vero. Vedevamo in lei  qualcosa che proveniva dall’intimo del suo essere.

giovedì 10 novembre 2016

TESTIMONIANZE: I suoi genitori

Abbiamo seguito Dina durante le differenti tappe della sua vita: famiglia, infanzia, scuola, gioventù, studio del pianoforte e della armonia, New York, feste, concerti, vita religiosa, apostolato, malattia …. Una vita ordinaria, simile a quella di molte persone, ma segnata profondamente dall’azione trasformante di Dio.  
I notevoli doni di natura e di grazia passavano inosservati agli occhi di quanti le vivevano accanto, ma Dina, continuamente aperta all’ascolto, desiderosa di non rifiutare nulla al Signore, fece della sua vita un dono continuo nella fedeltà perfetta a quanto Dio le chiedeva.
 La conoscenza della sua vita non sarebbe completa senza ascoltare le testimonianze di quanti la circondarono: incominciamo dai suoi genitori

Sua madre dice:  
Lavorò sul suo carattere    
A Dina non piaceva certo essere contrariata, né che la correggessero, aveva un carattere forte. Nei suoi primi anni quando la contrariavano si irritava. Una volta le chiesi qualcosa; molto arrabbiata mi rispose un secco: "No". Suo padre volle darle una lezione: si mise a battere i piedi con lei al ritmo di un ballo improvvisato, perché guarisse dalla voglia di cadenzare in quel modo il proprio scontento … Dina comprese per sempre la lezione. Quanta forza di volontà le fu necessaria per vincere il suo temperamento!     
Accoglieva serenamente  le vicende della vita.
Quando la famiglia Bélanger ebbe un crollo finanziario, Dina consolava sua madre.  
Alla mamma piaceva cantare e smise di farlo. Dina si rese conto e le disse: "Dio sa quello che fa. Forse saresti diventata orgogliosa della casa o dei tuoi vestiti. Forse, Dio vuole così". Altre volte per incoraggiarla le diceva: "aspetta, domani tutto cambierà."    
Quando sua madre ebbe l'incidente che poteva impedir Dina di andare a New York, nonostante il sacrificio che questo le avrebbe comportato, disse semplicemente: "Se non posso lasciare la casa, rimarrò."  
I suoi genitori dicono:
Un vita di preghiera regolare  

Dina si coricava tardi e alla mattina, per la stanchezza, era lenta nell’alzarsi, ma non smise mai di partecipare alla S. Messa delle 7. Si affrettava a completare i suoi impegni scolastici per poter, nel pomeriggio, pregare davanti al Santissimo. I suoi genitori affermano che dopo la S. Comunione era completamente assorta in adorazione e quando pregava con loro era molto raccolta. Suo padre dice: Era molto discreta sulle grazie che riceveva.    
   Fedeltà costante

Era molto energica e tenace in ciò che voleva, e perseverante specie se la cosa era da lei giudicata giusta. Aveva grande spirito di famiglia. Era molto sensibile. Amava l'ordine.  
Conduceva una vita tranquilla. Per tre o quattro ore al giorno si dedicava alla musica. Mostrava gratitudine per quanto riceveva e trovava che si faceva sempre troppo per lei.  
Fin da bambina amava la natura, ammirava le meraviglie di Dio, soprattutto i fiori, gli uccelli, la bellezza delle nuvole, gli alberi, il firmamento, i chiari di luna; tutto serviva per lodarlo.  
Molto generosa, condivideva le sue cose con gli altri. Fu sempre fedele nel dire la verità e manifestare apertamente il suo pensiero. I suoi genitori aggiungono di non averle rimproverato mai una bugia.  Era rispettosa, sentendo una critica diceva: "Non ne conosciamo le intenzioni."    

lunedì 31 ottobre 2016

Riuscì a essere santa

La fama di santità di Dina si diffuse ben presto. Quasi subito dopo la sua morte si divulgarono alcuni suoi scritti e l’Autobiografia. Molte persone li hanno letti, soprattutto l’Autobiografia, tradotta in varie lingue e che in francese ha raggiunto già la quinta edizione. Quanti la leggono rimangono stupiti dall’azione di Dio in una semplice creatura. I suoi resti mortali riposano nella cappella della nostra casa di Sillery (Québec). Numerose sono le visite alla sua tomba, per pregarla e chiederle numerosi favori. 
Il 20 marzo 1993, il Papa Giovanni Paolo II l’ ha proclamata beata nella Basilica di San Pietro a Roma. Nella sua omelia, citò le parole di San Paolo: “Vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio". Questo fu quanto fece Dina durante la sua vita, offrendoci inoltre la luminosa testimonianza d’un  dialogo intimo con Gesù. La sua squisita sensibilità, le sue doti musicali l’aiutarono ad accogliere la presenza divina e a rivolgere a Dio una lode che supera le parole. Dina trovò la perla nascosta, il tesoro di cui parla il Vangelo e per il quale si è disposti a vendere tutto. 

Nella sua vita, incarnò perfettamente il carisma della sua Fondatrice: manifestare la bontà operante di Cristo. Il suo cuore arse di zelo apostolico per fare conoscere ed amare Gesù e Maria fino ai confini del mondo.  Non le bastò questo, ella promise di continuare la sua missione nell'eternità facendosi mendicante d'amore a favore di tutte le anime, per la maggiore gloria di Dio.
Attraverso la sua testimonianza profetica, che ci giunge tramite la sua Autobiografia, scritta su richiesta delle sue superiore, Dina raggiunge i giovani, gli adulti, i sacerdoti, le persone consacrate, gli artisti, i malati, in una parola quanti, guardando lei, si aprono all'Amore di Dio, l'unico capace di trasformare la vita e di dare la vera gioia.    

Questa è la scia che lasciano i santi. In terra la loro vita finisce, ma la loro luce continua ad illuminare il cammino, affinché non ci lasciamo imprigionare, né stagnare nel fango della strada. I santi hanno saputo spingere il loro sguardo molto lontano. Se glielo permettiamo, possono sollevarci sulle loro spalle, affinché anche noi possiamo guardare lontano, come fa un padre che solleva il figlio quando questi non può vedere tutto per la sua bassa statura … Dina è disposta a farlo.  Lasciati sollevare da lei!  

giovedì 20 ottobre 2016

Chi fu Dina?

 Dina, creatura semplice, caratterizzata da una grande sensibilità artistica, che desidera solo "amare e lasciar fare Gesù e Maria", non fu solo una giovane pianista, compositrice, dotata d’ un grande talento musicale, applaudita e lodata, con un futuro brillante al quale rinuncia per darsi totalmente a Gesù, ma anche la religiosa apostolica e mistica che nel silenzio si lascia afferrare pienamente da Gesù con un'intensa esperienza spirituale. Dio solo fu il suo tutto e a Lui non disse mai di no; in Lui consumò la sua esistenza con un’ ininterrotta fedeltà alla grazia. 
Noi non possiamo capire che cosa significhi addentrarsi nelle profondità d’ un Dio che è Trinità. Neppure io te lo so spiegare. A Dina, Dio fa questo regalo ed ella ce lo narra semplicemente, nella sua Autobiografia, con tutta la bellezza e la sensibilità dell'artista sempre attenta alla voce interiore di Gesù.  Ma, sta bene attenta, la santità di Dina non consiste in questi aspetti straordinari paragonabili a quelli di molti grandi mistici. Ella fu santa, perché non negò mai niente a Dio, fece della sua vita una rapsodia interpretata in chiave d’amore, su uno spartito del Vangelo: "Se qualcuno mi ama, osserverà la mia Parola, e il Padre mio l'amerà, e verremo a lui e faremo in lui la nostra dimora." 

Dopo la sua morte, fu unanime la costatazione che la santità della vita di Dina corrispondeva a quello che ella aveva scritto e che, a  motivo della sua grande riservatezza, era stato sempre nascosto agli occhi di tutti, senza che  nessuno potesse immaginarlo.  

Le testimonianze ricevute parlano di una fedeltà costante alla grazia: ci mostrano una Dina sempre molto sincera, affermano che non l’hanno mai sentita parlare male di nessuno, ma prendere sempre le difese di chi veniva accusato, e avere sempre per tutti una buona parola. Non l’hanno mai vista scoraggiata nei momenti difficili, né sentita lamentarsi durante la sua grave malattia. Ella accettava tutto senza manifestare i suoi gusti o ripugnanze, sceglieva di fare quello che le costava e lo eseguiva gioiosamente; era molto ingegnosa nel passare inosservata e nel mettere in evidenza gli altri. Era sempre molto buona con le sue alunne, e faceva tutto con grande semplicità senza farsi notare, non si vantava mai del suo talento musicale, ma valorizzava quello degli altri.  Sorprende vedere la quantità di lavoro che è riuscita a fare nonostante fosse malata e ritirata nell'infermeria.

Forse, tu puoi dire la stessa cosa che disse una giovane che era vissuta con lei: "Io avevo un'amica santa e non lo sapevo". Sì, Dina può essere oggi anche la tua amica e tu non ti pentirai di esserlo di lei.   

lunedì 10 ottobre 2016

Arriva la fine

 Si avvicina un altro momento importante nella vita di Dina: il tempo di rinnovare per sempre i voti fatti cinque anni prima. Ella, nel suo cuore, aveva già dato carattere definitivo ai voti del 15 agosto 1923, ma ora deve farlo pubblicamente. Sono passati questi anni e Dina è cosciente di essere completamente assorbita da Gesù;  cerca solo di lasciarlo fare; la grazia di Dio riempie la sua vita ed ella si sforza di corrispondervi con fedeltà. 
Dina ha gustato e gusta l'esperienza di Dio e brucia dal desiderio di comunicare agli altri tale esperienza.  Se la sua attività apostolica viene ridotta dalla malattia, non lo è il suo spirito missionario. Il suo zelo apostolico di lavorare per la salvezza di tutti gli uomini prende le dimensioni del mondo. Ella vuole percorrere l'universo e scopre che la sua missione nell'eternità, d'ora in poi fino al fine dei secoli, è e sarà quella d’irradiare, per mezzo della Madonna, l'amore di Gesù su tutti gli uomini. Gesù ha detto: "Chiedete e riceverete"… Sicura di questo, Dina dice: "Nel cielo io sarò una piccola mendicante d’ amore: ecco la mia missione e la inizio immediatamente". Ha compreso che gli uomini sono solidali gli uni con gli altri, tanto nella vita spirituale come in quella sociale; ella  si sente solidale col  mondo intero amando e lasciando agire Gesù e Maria. Dina vuole che tutti si salvino che nessuno si perda; per questo afferma di voler chiudere per "sempre" le porte dell'inferno.
Essere solidali con gli altri non è sempre facile. È piacevole quando la solidarietà ci porta a condividere successi, momenti felici… è difficile quando bisogna praticarla nel silenzio, nella solitudine, senza vedere risultati… Questo è quello che vive Dina nella semplice stanza di un'infermeria. La sua vita si va spegnendo; il suo apostolato rimane nel silenzio gioioso dell'anonimato; vive nella fede quello che Gesù le presenta momento per momento e glielo offre perché continua a lasciarlo fare… 

La malattia segue il suo corso e la sofferenza non cambia affatto l’interesse di Dina per gli altri. A volte ella soffre talmente da dire: " Gesù, vieni presto a darmi coraggio". A partire dal luglio 1929 smette di scrivere; le forze non le permettono di farlo. Tuttavia, per essere fedele, continua a rivelare alla sua superiora quello che avviene nel suo intimo. Chi la visita non sospetta niente; ammira solo la serenità, la gioia e la gentilezza che Dina mostra a chiunque l’avvicina. Non perde il sorriso, quel sorriso che, per ottenerlo, lottò all’inizio della sua vita religiosa. I suoi genitori la visitano ed ella soffre di vederli soffrire.  

Dopo avere vissuto una vita ordinaria ma piena d’ uno straordinario amore giunge il 4 settembre 1929. Verso le tre del pomeriggio, alcuni brevi respiri molto tranquilli, quasi impercettibili, aprono per Dina l'incontro definitivo con Gesù. 

giovedì 29 settembre 2016

Vita apostolica


Seguiamo Dina. Il medico scopre in lei l’inizio di una malattia molto più seria di quella precedente. Questo fatto  la porta a riprendere ed ad interrompere varie volte l'insegnamento. Dina fa il sacrificio di lasciare le alunne che ha conosciuto ed amato e per le quali è stata sempre un'eccellente educatrice.  A volte, quando le cose non vanno secondo le nostre previsioni, abbiamo bisogno di una grande indifferenza per accettarle e viverle. Dina sperimenta i suoi limiti e il suo essere creatura di fronte a Dio: deve rinunciare a molte cose, per continuare a mettere solo Gesù a Principio e Fondamento della sua vita.   
Varie volte, Dina si dà con passione all'insegnamento della musica ora nella scuola di Saint-Michel, ora in quella di Sillery. La frequente permanenza nell'infermeria l'allontana spesso dall'insegnamento, ma non spegne il suo ardore apostolico. Dina sa che, di fronte a molte cose che piacciono, bisogna sceglierne alcune e rinunciare ad altre; l'ha fatto già prima di entrare nella vita religiosa ed ora è convinta che questo è "amare e  lasciar fare Gesù e Maria”.
D'altra parte, Dina non dimentica mai che la vita religiosa è una consacrazione per la missione e che ella fa parte di una Congregazione essenzialmente apostolica. La missione è una passione per Gesù e contemporaneamente è passione per l'umanità. Dina deve lasciare l'insegnamento ma non l'apostolato. Quando non può stare con le alunne, si dà da fare per aiutare le sue sorelle attraverso composizioni musicali, lavori letterari, traduzioni in inglese, correzioni di esercizi, copiatura di registri, poesie, scenette per feste, e anche scrivendo lettere ad ex alunne, amiche e familiari che sollecitano il suo aiuto o a qualche religiosa, insegnante di piano, trasformando tale corrispondenza in alcune autentiche lezioni di musica.  L'inattività imposta dalla malattia fu completamente apostolica e così Dina fu pienamente contemplativa nell'azione. 

Durante una permanenza a Saint-Michel nel marzo 1924 incomincia a scrivere la sua Autobiografia della quale ti ho già parlato. In essa si scoprono le tappe del suo cammino mistico. È un testo affascinante: il dialogo di Dina con Gesù che l’accompagna, attraverso notti oscure e  grandi consolazioni, verso vette insospettate della grandezza di Dio. Non te lo so tradurre; bisogna leggerlo direttamente perché in molti tratti è un abisso che dà le vertigini. Se un giorno la leggerai, non dimenticare che –come ti spiegai- è scritto da una persona di grande sensibilità artistica, con un linguaggio spirituale dell’inizio del secolo XX, molto diverso da quello che usiamo noi oggi. Inoltre devi considerare le tappe più profonde della sua contemplazione della Trinità, un dialogo che va al di là dell’esperienza umana, una sinfonia tra Dio e Dina che spesso solo il silenzio può trascrivere e che, per esprimere realtà tanto profonde, che a noi sfuggono, è necessario utilizzare termini assurdi per il linguaggio umano.

lunedì 19 settembre 2016

Insegnante di pianoforte

Comincia per Dina la vita apostolica. La mandano nella scuola di Saint-Michel di Bellechasse per sostituire, come insegnante di musica, una religiosa malata. Quando la consorella rientra, Dina torna a Sillery dove continua ad insegnare, ma solo per otto giorni.  Deve ritirarsi e rimanere isolata per una quarantena, perché affetta da una malattia conta­giosa, la  scarlattina,  contratta a Saint-Michel, curando un'alunna malata. Nell'infermeria è dispiaciuta per due cose: non poter ricevere l’Eucaristia per vari giorni perché è in isolamento e sapere che le sue sorelle sono cariche di lavoro a causa degli impieghi che ella non può svolgere.

In questa lunga solitudine, Gesù la trasforma e le insegna a vivere completamente abbandonata alla sua azione. Gesù si sostituisce a lei e Dina lo lascia fare. Ella ci dice: “Ormai non siamo due: Gesù ed io. Siamo uno: Gesù solo. Egli si serve delle mie facoltà, dei miei sensi, delle mie membra. E’ lui che pensa, vuole, fa, prega, guarda, parla, cammina, scrive, insegna, in una parola, è lui che vive. Io sono piccolissima nel suo Cuore, tanto piccola che Lui solo può vedermi. Ho abbandonato tutto in Lui… il mio unico impiego è contemplarlo e dirgli senza posa: ‘Gesù, ti amo!’… È il canto del cielo, la mia eternità è cominciata. Sono felice! ". Ecco il suo ideale: 'lasciar fare Gesù'. Quest’ideale la porterà alla vetta dell'unione intima con Dio.  Il “lasciare fare” non significa non far niente, ella riempie apostolicamente la sua vita amando e poiché sa che l'amore non può essere privo di sofferenza, toglie dal suo ultimo motto “soffrire” e lascia solo  "Amare!”
Il 7 dicembre, Dina esce dall’ isolamento, che le era stato allungato di altri nove giorni. Riprende l'insegnamento ed altri impieghi con le alunne. È felice di darsi agli altri. In un ritiro di fine anno, cosciente che la Vergine sta sempre al suo fianco per 'lasciar fare Gesù', vuole lasciar fare anche Lei. Da questo momento trova il motto che ha cercato da lungo tempo e che riassume tutte le sue aspirazioni. "Amare e lasciar fare Gesù e Maria". Un'eco dell’ “ama e fa quello che vuoi” di  Sant’ Agostino.
Per lei: Amare, vuol dire amare alla follia, fino al martirio. Lasciar fare Gesù, è l'abbandono totale, è lasciar operare Gesù liberamente. Lasciar fare Maria è affidarle il compito che Gesù si realizzi pienamente in lei.  Così si sente veramente apostolica, perché lasciar fare Gesù è far propria l'opera di salvezza a favore di tutta l'umanità. 
Ci troviamo di fronte ad una persona che si è totalmente annientata per lasciar posto a Gesù, perché Egli sia l'unico che vive in lei. Dio è al di sopra di tutto e solo Lui può riempire con la sua grandezza la nostra piccolezza. Si realizza totalmente in Dina quello che Giovanni Battista disse un giorno al Giordano: "È necessario che Egli cresca ed io diminuisca". La crescita di Gesù in lei  la  invade totalmente e Gesù si sostituisce a lei.

Questa sostituzione sarà il filo conduttore di tutta la sua vita e la porterà fino a volere esaurire Gesù, l'Infinito, per poter soddisfare pienamente l'Infinito. "Esaurire l'Infinito, soddisfare l'Infinito", parole assurde nel linguaggio umano.  Dina ci dice che non importa, perché nel cielo non esistono parole, l'amore è il linguaggio sublime, quello che ella non sa esprimere a parole, le basta sapere che Dio lo capisce.  

venerdì 9 settembre 2016

Religiosa di Gesù-Maria

Dina percorre una strada in salita. Cresce la sua intimità con Gesù, s’ identifica con Lui. Continua a sentire la voce che aveva udito nel suo intimo da piccola, spesso non solo durante la preghiera, ma anche nel lavoro e perfino durante i momenti di ricreazione. Esteriormente, come sempre, nessuno nota niente. Ella sta con le sue compagne, si diverte con loro e allo stesso tempo il Signore le si comunica. Aumenta sempre più in lei la fiducia in Gesù e, a volte, si prende la libertà di dirgli delle follie, sì, delle vere follie. Non è forse vero che quando due persone si amano molto, non trovano parole adeguate per esprimere il loro amore…? Gesù si va trasformando sempre più nella "Vita della sua vita" ; un giorno ella sente che le dice: "Sono  io che agisco in te e attraverso di te e, d'ora in avanti, ti chiamerai Gesù, ma quando compirai qualche sciocchezza, questo dipenderà esclusivamente da te, e allora ti chiamerai Cecilia".. Dina, sai?, si rende conto delle sue leggerezze ed allora sente una voce che le dice: "Questo l'ha fatto Cecilia". Gesù incomincia a sostituirsi a lei e questa sostituzione, che continuerà a crescere, è quanto viene espresso da San Paolo: “ Non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me". 

L’amore per l’Eucaristia, che l'aveva infiammata fin dalla sua Prima Comunione, aumenta. Un giorno, mentre è davanti al Santissimo esposto nella cappella del noviziato, le sem­bra di vedere una moltitudine di persone che corrono verso la loro dannazione eterna.  Gesù le dice che può salvarle, pregando per loro e offrendo piccoli sacrifici. Come un vero apostolo Dina lo fa immediatamente.  Vede allora que­ste anime, vinte dalla grazia divina, abbandonare la strada della perdizione. Prova il continuo e ardente desiderio di salvare le anime e ne sente, per tutta la vita,  una grande responsabilità. Non può rinchiudersi nel suo intimo: deve aprire spazi per gli altri. Spesso Dina ripete: "Dio mio, ti chiedo la grazia di vivere e morire martire d’amore, vittima d’amore, apostolo d’amore". Nel giugno 1923, il suo ideale si va delineando: "amare e soffrire". In lei l’ascensione è costante e rapida. Il suo amore ed il suo desiderio di unirsi a Dio sono talmente intensi che, con Santa Teresa, può dire: “Muoio di non morire…” 


Man mano che passano i giorni, in Dina continua a crescere il desiderio d’appartenere radicalmente a Gesù, di darsi totalmente a Lui per mezzo dei voti di obbedienza, povertà e castità. Sono passati diciotto mesi da quando ha iniziato il noviziato; arriva finalmente il desiderato 15 agosto 1923. I suoi genitori sono presenti, un  cugino celebra la S. Messa, vi è pure il sacerdote che l’aveva diretta durante metà della sua vita.  Dina pronuncia pubblicamente i voti che privatamente aveva già offerto al Signore.  
Anche Bernadette, l’amica di New York, fa professione nello stesso giorno. Dina è Religiosa di Gesù-Maria, la Congregazione, fondata a Lione, Francia, da Claudina Thévenet nel 1818.

Prima di lasciare il noviziato esprime i suoi sentimenti in una poesia, che esprime l'ideale che sempre l’accompagna: "Sarò santa, Gesù!”.  

lunedì 29 agosto 2016

Noviziato



Benché ora sappiamo che Dina ha un nome nuovo, continueremo a chiamarla Dina, perché è più familiare.  
Ella Inizia il noviziato ed il suo leitmotiv è quello di non negare niente a Gesù. Vuole darsi a Lui totalmente.  Nel suo cuore brucia il fuoco del "magis" ignaziano e vuole offrire a Gesù sempre di più, mediante una fedeltà totale alla grazia. Riassume i suoi desideri nell’impegno:  “Gesù, voglio essere santa e con la tua grazia lo sarò”. Il voler essere santa è l’avere molto chiaro il primato di Dio sulla propria vita e lavorare per la sua maggior gloria. 

Per il battesimo tutti, anche tu ed io, siamo chiamati ad essere santi ed, essere santi non è altro che far crescere al massimo la grazia ricevuta in quel giorno. Per  nostra negligenza, i legami d'amore, a volte, si indeboliscono ed è necessario rafforzarli costantemente; spesso non siamo capaci ma Dio, se glielo permettiamo, si incarica di farlo. Dina, col suo temperamento artistico, molto sensibile ed incondizionatamente fedele alla grazia, vuole mantenere l'arpa della sua vita tesa in modo tale che, Gesù possa sempre farla vibrare. Il motto scelto uscendo dal Pensionato: “Prima la morte che il peccato”, ormai non le basta più e adotta questo: “ Gesù e Maria, regola del mio amore; il mio amore, regola della mia vita".

Dina svolge i differenti lavori propri del noviziato: pulizia, cucito, bucato, studio… tutto quello che la prepara ad una vita religiosa dedita all’insegnamento. Prende parte ai momenti ricreativi ed, essendo molto acuta, scrive scenette nelle quali lei stessa svolge parti divertenti.

Continua a dare lezioni di piano; ama molto tutte le sue alunne ma, ad esempio di Claudina, Fondatrice della sua Congregazione, le sue preferenze vanno per le meno dotate. 
Continua, per conto proprio, lo studio della musica ed incomincia anche il lavoro letterario. Ripassa le regole della versificazione e inizia a comporre poesie. All’inizio, incontra delle difficoltà e, secondo lei, il dizionario passa più tempo nelle sue mani, alla ricerca delle parole, che posato sul tavolo. Non si scoraggia, con l'aiuto del Signore, alla fine, le rime le fluiscono più facilmente. 

Comincia forse a realizzarsi quello che Gesù le aveva detto: "Farai del bene con i tuoi scritti"?. Non riuscì mai a capire completamente il senso di quelle parole. Non immaginava che la promessa si sarebbe realizzata attraverso la sua Autobiografia. 

I giorni passano. Dina non sperimenta sempre il fervore sensibile; ci sono lunghi momenti in cui Gesù tace, ma la sua volontà è decisa a non negargli nulla. Quando l'oscurità è più grande, si mette nelle mani della Madonna per non sottrarre nulla al quel "magis" che ha promesso a Gesù. La sofferenza è presente in mezzo a grandi consolazioni.  Non vuole lasciarsi ingannare dall'illusione, deve discernere e benché, riservata e timida com’è, le costi molto comunicare quello che avviene dentro di sé, ne parla semplicemente con la religiosa responsabile del noviziato. L’obbedienza "innanzitutto"  è una caratteristica che Claudina volle per la sua Congregazione, Dina la fa totalmente propria e ci dice che l'obbedienza fu sempre il suo rifugio.  

giovedì 18 agosto 2016

Se cominci…


Dina, entrando in noviziato, legge subito una sentenza: “Se cominci, comincia con perfezione”.  Ne resta profondamente impressionata e si dispone a viverla. La vita comune continua ad essere per lei una grande sofferenza, non perché non ami le sue compagne, darebbe la vita per ciascuna di esse ma, per la sua grande sensibilità, le piccole difficoltà le offrono l’occasione d’una costante dimenticanza di sé.   
Per niente al mondo avrebbe abbandonato la sua vocazione, ma la nostalgia la perseguita ancora durante alcune settimane. Ella scrive: "A volte, mentre passeggiavo da sola, mi veniva in mente di partire, senza cappello né soprabito; oppure, di notte, di fuggire dalla finestra". Lotta senza posa e le dispiace d'essere stata debole in diverse circostanze, d'aver lasciato trasparire i suoi sentimenti naturali, d'essersi spesso lasciata andare al pianto. S’impegna per acquisire la capacità di sorridere esteriormente a tutto, perché, come lei dice: “un santo triste è un tristo santo”. Gesù le faceva comprendere che la vera gioia interiore deve riflettersi anche all'esterno. Non è sempre facile. Se qualche volta l'hai provato, sai quanto  costa non mostrare un volto triste quando sei infastidita da cose esterne. 

I giorni passano. Dina comincia a dare lezione di pianoforte E’ contenta e vuole che Gesù sia il vero professore. Non le risulta difficile perché sa che Gesù vive in lei. Le lezioni sono momenti felici per lei e per le sue alunne; è esigente, ma così gentile che tutte la ricorderanno sempre con grande affetto. 
Gesù continua a comunicarsi nel suo intimo. Dina l'ascolta e vuole fargli piacere in tutto. Il giorno di Natale, Gesù l'invita a giocare e le dice che vincerà chi di loro due ama di più. La gara si fa difficile, ma alla fine pareggiano, perché Dina, di fronte a Gesù che le presenta tutto l'amore che Egli ha per lei, risponde che lo ama col suo stesso amore. Un’altra volta il gioco diventa più difficile, perché è sulla croce: guadagnerà chi la porta meglio. Dina si accorge che Gesù sta guadagnando; le sue risposte sono sempre più incerte, alla fine volge il suo sguardo verso la Madonna supplicandola di aiutarla. La luce non tarda a venire e Dina risponde a Gesù: “Le mie sofferenze le unisco alle tue e così la mia povertà è coperta dai tuoi meriti infiniti”.  Anche questa volta la partita è pari! Ti sembra un gioco infantile? Non lo credere, quando si ama veramente, si dicono cose che gli altri non capiscono, ma coloro che si amano sentono la necessità di esprimere il loro amore in mille modi.  

Arriva il 15 di febbraio 1922.  Ma che cosa succede in questo giorno? Non so se tu sai che nella vita religiosa c'è un periodo di prova, prima di incominciare il noviziato propriamente detto. Questo periodo si conclude con una cerimonia nella quale alla giovane, oltre all'abito, viene dato un nome nuovo.  Dina, d'ora in poi, si chiamerà Maria di Santa Cecilia di Roma. Per lei fu una gioia immensa. Il nome cominciava con lo stesso nome della Madonna e, come buona pianista, non avrebbero potuto aggiungerne uno migliore di quello di Santa Cecilia, patrona della musica, che Dina amava molto e che da tempo invocava. Inoltre Santa Cecilia colmava le sue aspirazioni: vergine, martire ed apostolo.  

lunedì 8 agosto 2016

Nostalgia

Giunge l’ 11 agosto 1921. I genitori l'accompagnano a Sillery (Québec) nel noviziato delle religiose di Gesù-Maria. 

Dina narra che nel suo intimo regnava l'oscurità e la ripugnanza, ma che appena ebbe oltrepassato la soglia, una forza interiore l'obbligò a dire: “ Sono a casa mia". Questo fatto la convinse che stava dove Dio la voleva, ma non cessava il susseguirsi di sentimenti naturali che sperimenta chiunque stia nelle tenebre. I suoi desideri di solitudine, i suoi sogni per la vita religiosa sembravano svaniti, anche se sapeva che Gesù era con lei. Quando una persona sa di fare il proprio dovere, benché una cosa le costi molto,  non è forse vero che sente allo stesso tempo pace, angoscia, serenità …? C’è qualcosa d’inspiegabile che la fa soffrire, ma che contemporaneamente le dà gioia. Questo successe a Dina.  
Dina non fu la prima, né l'unica a provare tali sentimenti che in fondo consistono nel non capire del tutto quello che sta succedendo. Anche una donna, la Madonna, non comprese tutto, quando a  Nazareth un angelo le annunciò il grande mistero che doveva realizzarsi, tuttavia pronunciò un Sì senza aver tutto chiaro. Benché il Sì di Dina non possa paragonarsi a quello di Maria, senz’altro la Vergine le era presente in quei momenti, perché – anche se non te l'ho ancora detto – Dina amava molto la Madonna e a lei ricorreva sempre nei momenti difficili. 
Con tutto ciò, non credere che, durante quei primi giorni la vita le si presentasse facile. Dina è ancora nell’oscurità e la tentazione e lo scoraggiamento la perseguitano. Tutto le sembra quasi impossibile. "E tu puoi vivere qui fino abla fine dei tuoi giorni? Puoi sottometterti a tali esigenze che sono un vero fardello? ".
La vita in comune è la cosa che più le costa…  Prova grande nostalgia della sua casa. Nessuno nota niente, né ella lo comunica ad alcuno, lo sanno solo alcuni esseri molto discreti. Un giorno in giardino davanti al pollaio, col cuore oppresso, dice alle galline: "Voi siete a casa vostra: approfittatene, sì, approfittatene!”. Questo è il suo stato d’animo… 

Inoltre, pensa che non avrà la possibilità di vivere la sua vita di preghiera nella solitudine; in vari momenti del giorno tutte le suore si riuniscono nella cappella per una preghiera in comune e Dina crede che ormai non potrà più parlare intimamente e da sola con Gesù. Ella cercava un'altra cosa… Un giorno ripensa a quel primo momento quando una voce l’aveva spinta a dire “ Sono a casa mia", e si rende conto che tutto quello che sta provando non viene da Dio… lo respinge e rinnova il suo sincero impegno di fedeltà.

Quando giunge il ritiro di preparazione all'entrata ufficiale in noviziato, in Dina torna di nuovo la luce e la pace. Durante quei giorni riceve due grandi grazie: comunica di nuovo direttamente con Gesù e sente che Dio le prende il cuore e al suo posto mette i cuori di Gesù e di Maria. Ella non sa come descriverlo. Non dovrà oramai cercarli fuori, li possiede nel suo intimo. Il Signore le concede grazie sempre maggiori. Dina percorre un cammino in continua salita che ci è dato conoscere attraverso il motto che ella si darà man mano in momenti successivi. Ora sintetizza così il suo ideale: "ubbidire ciecamente, soffrire con gioia, amare fino al martirio".  

giovedì 28 luglio 2016

Dio la chiama

Sono passati tre anni da quando Dina è tornata da New York. Abbiamo visto la sua vita in città. 

Ora trascorre le vacanze in campagna. La natura l'attrae in modo speciale. Si commuove davanti ad un crepuscolo, un chiaro di luna, le piante, i fiori, i frutti, i ruscelli, i fiumi, le farfalle ed i trilli degli uccelli. Come amante di ciò che è bello predilige nella natura l'ordine, il silenzio del firmamento, degli astri, la sua bellezza, la sua immensità. E’ come un’amante che si lascia affascinare, e tutto la porta a Dio aiutandola ad unirsi a Lui. Senza dubbio, il suo spirito, pieno di musica e di armonia, la fa godere intensamente ed estasiarsi davanti alle meraviglie del creato. Dina è come un'arpa che vibra al tocco della bellezza. Colui che contempla è un essere distaccato da sé stesso, capace di ammirazione, commozione e gratitudine e che sa soprattutto stupirsi. Dina è una persona sedotta e afferrata da Dio; non fissa lo sguardo su se stessa, ma è sempre rivolta verso di Lui.


Siamo nell'estate del 1920. Dina ha ora 23 anni ed in lei aumenta il desiderio della vita religiosa. Non si sente chiamata nella Congregazione di Nostra Signora dove era stata educata. E’ attratta dalla vita contemplativa, ma ha dei dubbi a causa degli studi fatti che la inclinerebbero all'insegnamento.  Davanti a lei si aprono tre prospettive: le Orsoline, la Congregazione di Gesù-Maria e quella del Sacro Cuore… non vede ancora chiaro. Continua a discernere, ma un giorno sente chiaramente la voce di Gesù che le dice: "Ti voglio a Gesù-Maria”. "Dove vuoi tu. Tu sai che non ho particolare inclinazione per l'insegnamento, ma voglio rispondere alla tua chiamata, solo desidero fare quello che più ti piace”. “Non insegnerai molto tempo" le risponde il Signore. Dina non capisce, ma ormai tutti i dubbi sono svaniti.  

Giunge il momento di parlarne di nuovo con i genitori.  Ella scrive: "Non dubitavo del loro consenso, ma ne prevedevo il dolore… ed il mio cuore era straziato". Finalmente ne parla e la loro accettazione la colma di consolazione. Tutto questo non è facile; se qualcuno è passato per questa situazione sa bene che cosa suppone vedere che si spezza qualcosa di molto intimo…. Ma la forza di Dio opera in questi momenti e Dina lo sperimenta. Se un giorno tu devi affrontare una situazione simile, non aver paura, Gesù prenderà il tuo posto e, senza saperlo, ti sentirai molto forte. 
Durante gli ultimi mesi della sua permanenza in casa, i suoi genitori si prodigano per farla felice. L'avevano fatto durante tutta la sua vita, ma ora moltiplicano motivi di gioia e di tenerezza.  Non volevano certo distoglierla dalla sua vocazione, ma soddisfare il loro amore, offrendole ogni tipo di divertimento. Propongono un viaggio alle cascate del Niagara. Furono giorni felici in una natura meravigliosa che eleva a Dio. 

Arrivò il giorno degli addii. Dina ci dice che l'attesa fu un'agonia. Doveva lasciare la sua famiglia per sempre. Si allontanava dalla sua casa senza speranza di tornare a rivederla. Lei stessa ci dice che senza una forza superiore non sarebbe riuscita a fare questo passo.